Sostanzialmente due le tesi più accreditate sull’origine del toponimo: una che sostiene la derivazione dal numero latino novem, e di ciò lo stemma comunale suddiviso in nove fasce potrebbe esserne la prova, l’altra che lo riconduce al latino novum, ovvero nuovo. Comunque sia, entrambe le ipotesi, insieme a numerosi ritrovamenti archeologici nella zona, confermerebbero l’esistenza di un abitato in epoca romana.
Periodo storico privo di testimonianze relative al paese è invece l’Alto Medioevo, epoca in cui, comunque, non è difficile supporre che tutto il territorio versasse in condizioni di miseria e abbandono.
Bisognerà attendere l’arrivo dei Longobardi in queste terre, e in particolar modo la diffusione del monachesimo benedettino, per assistere ad una prima fase di ripresa.
Del 979 la prima fonte storica che riporta la citazione di Castrum Nove. Si tratta di un contratto firmato dal vescovo di Reggio Emilia, sotto la cui diocesi Novi si trovava. Il centro abitato si sviluppava probabilmente intorno alla chiesa plebana di S. Michele ed era protetto da un sistema di fortificazioni.

    
Nel XIII secolo il castello assunse l’aspetto di una vera e propria fortezza, necessità insorta soprattutto dalla sua particolare posizione di confine fra i territori degli Estensi, dei Pico, dei Gonzaga e dei Pio. Castrum Nove divenne così, in breve tempo, oggetto delle mire espansionistiche di queste potenti famiglie, dovendone, pertanto, subire anche gli attacchi: nel 1249 da parte di Simone di Bonifacio Manfredi, nel 1307 fu incendiato da Azzo d’Este e nel 1537 fu raso al suolo da Ercole I d’Este. Ancora sotto la diocesi di Reggio Emilia, Novi venne affidato a nobili casate che proseguirono l’opera di ripresa economica e culturale del luogo.
Nel 1530, dopo un periodo di particolare prosperità sotto il dominio dei Pio, Novi passò sotto la signoria degli Estensi. Ciononostante la rocca non cedette subito ai nuovi padroni, cosicché venne rasa al suolo. Il dominio estense durò fino alla fine del XVIII secolo, interrotto dalla campagna napoleonica. Nell’Ottocento il paese fu teatro di una battaglia risorgimentale tra le truppe austro-estensi di Francesco IV e le truppe di Antonio Morandi.
La storia economica e sociale del territorio novese deve menzionare l'introduzione, nel Settecento, della coltivazione del riso, che favori un largo impiego di braccianti.
I lavoratori novesi presero parte attivamente alle lotte sociali innescate dalla crisi agraria dell'ultimo Ottocento e nei primi anni del nostro secolo diedero vita a numerose cooperative ed organizzazioni sindacali e mutualistiche. Sul terreno reso fertile dai movimenti socialista e cattolico d'inizio secolo si innestò la resistenza contro il regime fascista, la quale ebbe largo seguito di popolo.

 

La piazza di Novi come appariva tra la fine dell'800 e i primi del '900. Da sinistra: le Scuole, il Palazzone (costruito nel 1840 e abbattuto nel 1907) e la Torre dell’Orologio.

 

(A cura di Davide Ferretti)

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